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1975 _ di Emilio Gaggino (critico d'arte)

Arnaldi tende incessantemente ad inoltrarsi verso la fonte molecolare di ogni

forma di vita, per scoprire la genesi e gli sviluppi onde rigenerare - col suo personalissimo sentimento evocativo - la struttura delle cose nella climatica spirituale del momento di grazia in cui opera.

Ci propone così all'esame elaborati pieni di linfa arcana, a volte fantasiosa e drammatica, come egli concepisce mercé la purezza di un sentimento che è proprio di pochi eletti.

 

 

Maggio 2010 _ L'artista che dipinge con la mente (in occasione della mostra "profferte sofferte") - di Alberto Cottignoli (pittore e storico dell'arte)

Sono oramai passati vent'anni da quando vidi per la prima volta Mario.

Lavorava, allora, alla corte di Tonino Guerra, ultimo feudatario di sinistra della valle del Marecchia, che lo aveva sommerso di incarichi artistici, di cui uno molto importante: la decorazione pittorica delle meridiane che adesso possiamo

ammirare sulle case di Pennabilli. D’altro canto, Mario a quel tempo era ben lieto di collaborare con una persona così ricca di idee, dalla quale, certamente, avrebbe imparato molto. Lavorare alla corte di Tonino, però, non era certo facile, lo so ben io che con lui collaborai per alcuni anni, la sua personalità prorompente impediva qual si voglia tentativo di liberare il proprio pensiero e l’attività artistica concepita sotto di lui era più una trasposizione delle sue tensioni che non il risultato di una propria, libera ispirazione.

Ricordo ancora quando, alle velleità artistiche di Mario, che voleva anche esprimere liberamente la propria vena artistica, Tonino sorridendo rispondeva:

«Va là, dai, no fè e Picasso!!», E così Mario, solo oggi si è deciso a “dipingere

sul serio”. Ed è un peccato che abbia perso tutto questo tempo.

Quando mi recai a vedere le sue prime opere non ero molto fiducioso, tante sono oramai le persone che si cimentano con la pittura, ma mi consolava la conoscenza del mestiere che Mario aveva acquisito negli anni e pensavo che, almeno tecnicamente, non sarei rimasto deluso.

Mi sbagliavo invece, e alla grande.

Ho visto opere non solo belle ma, cosa ben più difficile, importanti.

Sul muro che Tonino gli aveva creato davanti per vent'anni, Mario finalmente è riuscito ad aprire fessure, varchi, frantumazioni regolari, architettoniche e significanti che disperatamente attentano ad una realtà finora rimasta irrisolta.

Ed è realtà logica, pulita, ed è verità, anch'essa logica ma, soprattutto, bella.

Che, Mario, sicuramente è bello, e mi dispiace che questa sua bellezza, la dote fondamentale che deve caratterizzare un artista, sia stata offuscata fino ad oggi dagli stereotipi che gli venivano imposti.

Io stesso non mi sarei mai aspettato di dirgli «Facciamo delle mostre assieme!»

Caro Tonino, finalmente Mario «L’ha fat e Picasso», ed enormemente dispiace che tutto ciò non sia avvenuto vent’anni prima.

Alberto Cottignoli 

Ravenna 13-04-2010

 

 

Maggio 2010 _ L'artista che dipinge con la mente (in occasione della mostra "profferte sofferte") - di Linda Landi

Ogni volta che si vince un proprio blocco ed i risultati si traducono in linfa estetica offerta agli occhi degli altri, si parte già da un primo successo, si sa. È la storia di tanti artisti, ed è anche quella di Mario Arnaldi che, come nota il pittore Alberto Cottignoli, purtroppo ci ha messo vent'anni prima di decidersi a «dipingere sul serio». 
E ora il risultato sarà esposto a Casa Schiavina (a Ravenna, in via Mazzini 35; inaugurazione sabato 8 maggio alle 11), dall'8 al 12 maggio. Un tempo breve forse, per un artista dal cammino lungo, che passa dalla passione per la decorazione a quella per le antiche meridiane che ha fatalmente incrociato il suo destino con Tonino Guerra, grande poeta e mentore patrigno che, col suo «Va là, dai, no fè e Picasso!!», forse non aveva ben recepito il senso profondo di quell'intenzione fondamentale comune al pittore di Màlaga ed al nostro: la pittura della mente. «Non dipingo ciò che vedo, ma ciò che penso» diceva Picasso. Un secolo dopo, senza nessuna pretesa di confronto e per tutt'altre vie, Arnaldi segue la sua scia di intenti affermando di «dipingere con la mente» la sua modella ideale. Il risultato è un'originale declinazione del trompe l'oeil: una pittura che, partendo dalla matrice classica della velatura, tesa a sortire effetti di precisione, lascia intravvedere, nelle architetture ricreate sui muri, linee antropomorfe dissimulate con garbo, significati rarefatti come sensazioni indeterminate, evitando la resa didascalica e mirando alla bellezza ideale. «La mia è una pittura che parte dai presupposti di quella classica - spiega l'artista - non cerca la "riconoscibilità" del ritratto romano, in cui era ben leggibile un determinato volto, ma l'idealizzazione della statuaria greca, una proiezione mentale sfuggente.... (continua)

 


Novembre 2016 _ 16 endecasillabi per Mario (di recensiôn surrogato arbitrario) - di Franco Costantini (poeta e attore), in occasione della mostra "De reditu" (promessa ma mai fatta) in quel di Albenga.

 

Per l'opre sue d’allegorie sì dense,

pel raffinato stile e 'l tratto vago,

e per l’afflato d’emozioni intense

Mario Arnaldi è 'l “poeta de l'imago”.

 

La precisione tecnica s'innesta

ne la pura potenza evocativa,

così che l’opera a la nostra testa

e al nostro cuore simultanea arriva.

 

Ogni sua pennellata ha l'eleganza

del verso d’un sonetto di Petrarca,

e nel contempo vanta la possanza

di cui la metrica di Dante è carca.

 

Ad un'etica laica par si saldi

il suo senso del sacro e dell'eterno;

ed in siffatto modus Mario Arnaldi

ha reinventato il “classico moderno”.

 

 

Anno 2019 / 2020 _ in occasione di DEDA Project (Dimensione Evasiva D'Arte) Ravenna. Luca Maggio parla del quadro "Volo notturno".

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È tutto così nitido, pierfrancescano. Eppure qualcuno deve aver girato la chiave e lasciato un varco per mostrare un aeroplanino a riposo come l'infanzia chiusa molto tempo fa in un armadio dalle fogge rinascimentali che lascia il dubbio nell'illusione, se sia marmo o legno, ma è pittura. Anche il nostro giocattolo lo è, un'ombra di memoria appesa fra luna e stelline in oro e argento, dimenticata sebbene pronta a scivolare in strisce bianche lunghissime nel cielo dove incrociare altri felici in volo. Silenzio. L'anta verrà serrata prima che la fuga accada o riusciremo un giorno a far incontrare gli adulti che siamo con l'io bambino che eravamo? La liberazione è possibile?

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